Avevo diciassette anni. La voglia di cambiare il mondo. La voglia di essere utile per la società. Queste sono state le motivazioni che mi ha spinto ad iniziare. Mi ricordo il giorno in cui mia mamma, tornando a casa dal lavoro, mi portò il volantino di un corso di primo soccorso. Ero molto titubante, ma decisi di investire ore del mio tempo per imparare le basi.
IL CORSO
La prima sera del corso eravamo in centotre (non hai letto male, proprio così, 103!), un numero impressionante di persone, ognuno li per un motivo diverso.
La prima cosa che mi colpì fu l’abilità nel catturare la mia attenzione di colei, Enrica (Istruttore Regionale), che presentava il corso. Nonostante il nostro divario di età, ha saputo mettersi in perfetto contatto con me, come con tutto il resto del gruppo. Fu li che parlarono della possibilità di salire in ambulanza.
Dopo qualche lezione, decisi che avrei completato il corso e che avrei fatto il soccorritore.
Dopo qualche mese finalmente arrivò la maggiore età e la possibilità di andare in ambulanza come tirocinante. All’inizio non posso dire che sia stato tutto facile, di “bastonate” ne ho prese, forse anche a casa della mia giovane età.
Finalmente, dopo circa un anno di duro lavoro, arrivò anche l’esame per la certificazione regionale. L’ansia dell’esame. La sicurezza delle basi che i nostri istruttori ci avevano creato. PROMOSSO!!!!. E poi, i turni in ambulanza, le uscite, i turni di festa e i turni in cui si lavora uniti alla voglia di crescere, la voglia di imparare e di conoscere altre persone che fanno quello che fai tu.
NON SOLO TURNI
In questi miei 4 anni il volontariato mi ha dato molto, ma credo di aver dato moltissimo anche io. Sono diventato caposquadra prima e autista dopo. Ma queste sono soddisfazioni “del mestiere”. La cosa più bella che ho ricevuto è una seconda famiglia. Colleghi e Amici, con la A maiuscola, con cui si condividono alcune volte momenti difficili e moltissime altre volte la gioia di quando si riesce a salvare una persona. Mi rimarrà sempre impresso il mio primo arresto cardiaco da caposquadra. La pioggia che scende, le sirene, il massaggio cardiaco, la prima scarica, la seconda, il paziente che si riprende, che parla. E poi i complimenti dei medici della centrale operativa. L’aria di gioia e di festa nella squadra, già pronta però alla chiamata successiva.
Il volontariato è così, fatto da persone come te, che vogliono aiutare gli altri, che ti accolgono per quello che sei, per come sei. In ambulanza aiutiamo tutti, senza preoccuparci dell’età, dello stato sociale, del colore della pelle, della religione o dell’orientamento sessuale. E anche in squadra siamo tutti uguali, senza distinzioni.
Penso, concludendo, che per la maggior parte delle persone il soccorso sia un evento che genera passione. Ad alcune persone il volontariato cambia il tempo libero. A me ha cambiato la vita.